Le scarpe rosse

Che belle le scarpe rosse, ne ho un paio poi che sono comodissime nonostante il tacco, le abbino con tutto e mi ci sento a mio agio. Portare delle scarpe rosse non è semplice, è un tocco di colore, danno un tocco di personalità, non per forza vivacità, e uno ci si deve sentire bene, altrimenti diventano terribilmente imbarazzanti, insomma, non saprei descriverle meglio di come fa Joanne Harris nel suo libro. Non che le scarpe siano centrali in quel romanzo, ma caratterizzano il personaggio che le indossa, forse è meglio dire che le scarpe rosse sono più uno stato d’animo, che poi è il motivo per cui non sempre mi va di indossarle, anche se nel mio caso non mi sento una cattiva regina di cuori come la protagonista quando le porto.

Innanzi tutto bisogna specificare che Le scarpe rosse è il seguito di Chocolat, e anche in questo caso ci sarebbe da parlare, i sequel sono sempre difficili da apprezzare, soprattutto per chi è stato entusiasmato dall’originalità del primo libro. Sono pochi quelli che riescono a ricatturare il lettore senza deluderlo nemmeno un poco, solitamente uno si aspetta molto su come debbano continuare le storie e i colpi di scena potrebbero non essere apprezzati, come d’altro canto potrebbe restare un libro piatto e deludente se non ce ne fossero. In questo caso secondo il mio parere questo seguito è ben studiato e piacevole da leggere quanto il primo.

Le scarpe rosse - Joanne Harris
Le scarpe rosse – di Joanne Harris

Personalmente all’inizio è stato deludente ritrovare il personaggio di Vianne Rocher che avevo molto apprezzato nel romanzo precedente, il suo carattere estroverso, le sue idee bizzarre e superstiziose che però sembrano vere per lei, è tutto perduto fino alla fine del libro, che peraltro si incentra su questo tema per presentare il nuovo personaggio di Zozie de l’Alba che diventa la nuova Vianne con però un retrogusto di negatività che in Vianne non c’era. Successivamente però ho rivalutato la decisione di riportare Vianne alla normalità, e di valorizzarne le sue paure che alla fine sono quelle di tutte le persone normali solo che portate all’esasperazione da lei che alla fine per essere se stessa non può comportarsi normalmente.

Forse è il caso di fare un piccolo riassuntino del libro? Tipo quelli che stampano in fondo al retro ma magari con qualcosina in più? Vediamo cosa posso fare, in effetti servono ma a me annoia farli anche perchè o sono troppo sintetica o se per ogni cosa che vorrei dire faccio una parentesi non è più un riassunto ma un mare di pensieri senza un filo logico che li lega assieme.

Il tutto si svolge 4 anni dopo la fine del primo libro, Vianne e Anouk che han cambiato nome in Vanne e Annie per inserirsi in un contesto parigino senza destar sospetti ed essere associate alla chocolaterie del paesino dove abitavano prima, ed in più c’è Rosette la nuova bambina coi capelli rossi di Vianne che però è speciale e non vuole parlare. Anche qui nel quartiere di Montmartre hanno aperto una nuova cioccolateria ma tutto è diverso da prima, è sciatta e non attira i passanti perchè Vianne ha abbandonato gli incantesimi ed è diventata anche lei una donnina poco appariscente creando in questo modo un distacco da Anouk che già si trova ad affrontare l’adolescenza ed in più non è abituata a questo non agire che ha imposto sua madre.

Ed ecco che a questo punto entra in scena la nuova protagonista Zozie, che il lettore sa essere un abile truffatrice e sa che anche in questo caso progetta di rubare l’identità di Vianne, che ad Anouk sembra essere la madre di 4 anni prima, con le sue magie e senza paure. In più Zozie non ha paura del vento come ne ha sempre avuto sua madre, lei il vento lo cavalca ed insegna anche a lei tutti i segni potenti che una volta usava anche Vianne. Ma Zozie nasconde dei segreti ad entrambe le donne, che si lasciano ingannare da lei fin quasi alla conclusione del libro, perchè entrambe rivedono in lei quello che sono in realtà e che vorrebbero ancora essere se non fosse per quest’insicurezza di fondo ed il desiderio, quasi insano, di voler apparire normali ed essere accettate dal nuovo ambiente in cui vivono.

Oltre a Zozie si affacciano alla cioccolateria tutta una serie di personaggi composti principalmente dai clienti che si lasciano conquistare dalla nuova ventata di originalità e allegria introdotta da Zozie, e anche dall’effettiva bontà dei cioccolatini di Vianne che continua a preparare nel modo tradizionale, è forse l’unico tipo di magia quella legata al cioccolato che Vianne ha conservato dopo aver abbandonato i tarocchi e gli altri segni.

Al gruppetto di donne protagoniste si aggiungono poi alcuni uomini. Thierry, un pretendente di Vanne, un uomo ricco che da tempo la corteggia, che le dà un profondo senso di sicurezza anche se tanto lontano da lei e dal suo modo di pensare e che alla fine ottiene una promessa di matrimonio. Jean-Loup, un compagno di scuola di Anouk, un po’ fragile di salute ma molto sensibile e maturo (uno dei pochi che non si lascia affascinare da Zozie), l’unico che, tra gli snob e odiosi compagni di classe della ragazzina, dimostri affetto e amicizia per lei, diventando suo confidente e inseparabile compagno di passeggiate. E infine Roux, che già conosciamo da Chocolat, che non sa di essere il padre di Rosette, che ama nella sua scombinata maniera Vanne e che alla fine riesce a ridarle quella stabilità che lei cerca unita però alla gioia di vivere che Vianne ha sempre avuto.

Il velo di magia che pervade tutto il romanzo è cosi ben steso che anche chi non è superstizioso o comunque non crede a certe cose riesce quasi a crederci, inoltre il modo in cui verso alla fine Vianne associa dei nomi potenti e fantastici a delle persone è molto carino, sembra quasi di entrare nel mondo delle favole, Roux come il pifferaio magico e Zozie come la strega cattiva, la regina di cuori che cerca di rubare la figlia della vera madre sostituendosi a lei, ma Anouk in questo caso sarebbe riuscita a riconoscere la vera madre? Fino all’ultimo sembra molto insicuro il lieto fine.

Un’ultima cosa, anche se fiabesco in alcuni punti non significa che il romanzo non contenga anche messaggi profondi che vadano oltre alla storia dei personaggi, questi messaggi arrivano al lettore senza quasi che se ne accorga, appena accennati perché non disturbino il gioco, il divertimento. Ad esempio il tema della diversità e dell’handicap, quello dell’emarginazione di chi non si omologa, della difficoltà per una donna sola a gestire figli e lavoro, la solitudine degli anziani e la prepotenza dei ricchi.

Ed eccoci arrivati alla conclusione, almeno finchè non si alzerà di nuovo il vento…
V’la l’bon vent, v’la l’joli vent
V’la l’bon vent, ma mie m’appelle…