Lo hobbit o la riconquista del tesoro

Questo romanzo più breve e antecedente rispetto al Signore degli Anelli, introduce nel mondo di Tolkien in maniera graduale, è infatti un romanzo che può aver vita a se senza dover per forza leggerne il seguito ne l’antefatto. Narra le avventure di Bilbo Baggins e introduce gli hobbit nel pantheon di creature che popolano la terra di mezzo. In questo romanzo l’anello che sarà poi il protagonista assoluto de Il signore degli anelli è un semplice anello magico che può aiutare un hobbit pasticcione ad aver la meglio su un drago.

Il titolo completo del libro sarebbe “Lo hobbit o la riconquista del tesoro” sottotitolato “Andata e ritorno”, in esso hanno principio o spunto gli altri libri. Il libro nacque, nelle intenzioni dello scrittore, come una fiaba per bambini, ma fu poi affinato nelle correzioni sucessive per farlo rientrare nella storia di Arda, nonostante questo è per me un libro a cui ci si può accostare in tenera età, e trovarlo piacevole, a differenza del Signore degli Anelli, che nonostante l’ambientazione fantasy è troppo complesso per una lettura giovanile che non riuscirebbe a comprenderne appieno alcuni passaggi e troverebbe troppo lunga e complessa la trama. Per chi poi è abituato e apprezza le favole ad indirizzo celtico tipo quelle dei fratelli Grimm, lo hobbit, diventa un romanzo piacevole da leggere.

E ora un po’ di trama, anche se una sintesi migliore di quella che da Tolkien all’interno del libro non credo ci sia: “Questa è la storia di come un Baggins ebbe un’avventura e si trovò a fare e dire cose del tutto imprevedibili”.  Tutto ha inizio con una scena calma e prevedibile che si trasforma in qualcosa di assurdo, una riunione inaspettata appunto. Li il protagonista del romanzo Bilbo Baggins l’hobbit di buona e rispettata famiglia viene raggiunto in casa propria da dei nani stravaganti, e da quel momento ha inizio la sua avventura nelle terre selvagge del mondo, cosi diverse dalla contea descritta come un luogo felice e sereno.

Casa Bilbo
Casa Bilbo

Una descrizione appropriata ad entrambi i luoghi ma che può anche esser vista come una semplice conoscenza dei luoghi attorno a se e ad un profondo rifiuto dei luoghi appena fuori dalle proprie abitudini e che non si conoscono. Il tutto sta poi a come si affrontano le avventure al di fuori dal comune e dal conosciuto, e Bilbo in questo se l’è cavata egregiamente.

Wilderland
Terre selvagge – Wilderland

Durante il banchetto preparato dallo hobbit si scoprirà che lo scopo di questa riunione è quello di recuperare un immenso tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria sorvegliato dal vecchio e feroce drago Smaug che in passato ha sottratto queste ricchezze ai nani che dimoravano sotto la montagna. Bilbo decide infine di accettare e prende parte all’avventura nel ruolo di “scassinatore” facendo quello che non si sarebbe mai aspettato di fare in tutta la sua vita.

Thror's map
mappa di Thror

Dopo varie avventure, tra vagabondi, casa di Elrond, orchi, foreste stregate e molto altro Bilbo e i nani arrivano infine all’agognata meta, Pontelagolungo, il vecchio villaggio ai piedi della montagna solitaria, e da li concluderanno la loro ricerca del tesoro, superando il drago Smaug in astuzia.

Laketown
Pontelagolungo

Il ritrovamento dell’anello più importante della terra di mezzo, è in questo romanzo raccontato come una delle tante avventure che Bilbo si trova a dover superare, l’anello infatti non viene riconosciuto subito per quello che è, ma è semplicemente un utile strumento per superare agevolmente i vari guai. La scoperta dell’anello da parte di Bilbo, avviene infatti mentre si trova separato dal resto del gruppo, nelle viscere delle Montagne Nebbiose, li incontra anche Gollum, un hobbit maledetto e deforme, che ha appena perso quello stesso anello. Dopo un divertente capitolo incentrato sugli indovinelli, Bilbo scopre che l’anello rende invisibile chi lo indossa, e usa questo potere per sfuggire a Gollum e ricongiungersi con la compagnia.

Ed ora qualche indovinello tratto dalla gara tra Bilbo e Gollum:

Radici invisibili ha,
più in alto degli alberi sta,
lassù fra le nuvole va
e mai tuttavia crescerà

Trenta bianchi destrier
su un colle rosso
battono e mordono,
ma nessuno si è mosso.

Non ha voce e grida fa,
non ha ali e a volo va,
non ha denti e morsi dà,
non ha bocca e versi fa.

Un giorno un occhio in un azzurro viso
vide un altr’occhio dentro un verde viso:
“Quell’occhio è come me, però è laggiù,
mentre il mio occhio se ne sta quassù”

Vedere non si può e neanche sentire
fiutare non si può e neppure udire.
Sta sotto i colli, sta dietro le stelle
ed empie tutti i vuoti, tutte le celle.
Per primo viene , ultimo va,
a vita e a riso termine dà.

Senza coperchio, chiave, né cerniera
uno scrigno cela una dorata sfera.

Vive senza respirare,
freddo come morte pare,
beve ma non è assetato,
non tintinna corazzato

Senza-gambe sta su Una-gamba, Due-gambe vi siede
accanto su Tre-gambe, Quattro-gambe ne prende un po’

Questa cosa ogni cosa divora,
ciò che ha vita, la fauna, la flora;
i re abbatte e così le città,
rode il ferro, la calce già dura;
e dei monti pianure farà.